Sclerosi tuberosa cura

Davanti ai dati che si presentano con un’impedenza particolare e un galoppante sviluppo la ricerca ha risposto e continua a rispondere con nuovi studi che cercano di comprendere i molteplici aspetti della sclerosi tuberosa.

Molti erano infatti gli aspetti non ancora associati a questa malattia che oggi hanno dimostrato la loro complicità nei meccanismi del suo sviluppo.

Definire una vera e propria cura per la sclerosi tuberosa è tutt’oggi oggetto di studio e ricerca per la medicina che si sta avvicinando sempre più alla strutturazione di un percorso di guarigione.

Oggi sono però disponibili molti mezzi per cercare di intervenire quantomeno sulle fasi più importanti di sviluppo di questa malattia agendo quindi sulla crescita dei tumori benigni ad essa associati.

Le prime sperimentazioni farmacologiche infatti hanno dato esito positivo nell’intervento su molti dei sintomi riconducibili alla sclerosi tuberosa.

L’Everolimus infatti si è dimostrato tra i primi mezzi per combattere molte manifestazioni di questa malattia agendo sia sui tumori benigni che sulle manifestazioni di crisi neurologiche oltreché sul comportamento dei soggetti testati.

Commercializzato già dal 2009 l’Afinitor è il farmaco più utilizzato nella cura dei tumori anche in età adulta a seguito degli ottimi risultati dimostrati dagli studi clinici

. In base a questi risultati sia l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) che le autorità sanitarie europee hanno deciso per la commercializzazione e per l’impiego di questo farmaco allo scopo di agire sui primi stadi di sviluppo della sclerosi tuberosa.

Il farmaco

Il funzionamento di questo farmaco parte dalle prime manifestazioni della malattia andando ad intervenire nei processi di sviluppo più importanti, quelli che quindi portano la malattia a livelli di diffusione e rafforzamento maggiori.

Nel caso dei soggetti adulti si può intervenire quindi in presenza di tumori al seno in soggetti che a seguito della menopausa presentano recettori ormonali positivi.

Oltre a questi casi, che presentano le percentuali maggiormente colpite, si può intervenire su tumori neuroendocrini del pancreas adducibili alla sclerosi tuberosa; in ultimo si parla di una cura accessibile anche per soggetti affetti da carcinoma delle cellule renali.

L’Everolimus è quindi una prima importante cura per cercare di arginare lo sviluppo delle malattie e impedire che possa progredire sia nella zona di primo contatto che in altri tessuti o organi.

Agendo sullo sviluppo delle cellule tumorali questo farmaco rallenta la crescita dell’intero tumore.

Si presenta quindi una terapia del tutto accessibile che consta dell’assunzione via orale di una compressa che in base al caso specifico può riguardare 2,5 mg, 5 mg e 10 mg.

Lo sviluppo della terapia e della malattia saranno a discrezione dell’oncologo che valuterà la situazione specifica dosando il farmaco di conseguenza.

Com’è facile intuire non è ancora possibile parlare di una vera e propria cura in quanto questa malattia si presenta di base genetica e multisistemica, il trattamento farmacologico è quindi il primo stadio da cui partire per alleviare alcuni tra i sintomi più pressanti e pericolosi come gli attacchi epilettici soprattutto in soggetti in età infantile.

Con un particolare riguardo agli angiomi e angiofibromi si può ricorrere alla chirurgia per la rimozione di tali imperfezioni non solo esteticamente.

Molti angiomiolipomi renali possono essere rimossi assieme ai tuberi della corteccia cerebrale.